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Swedenborg, Emanuel.

Filosofo e mistico svedese. Figlio di un vescovo luterano rettore dell'università di Uppsala, crebbe in un ambiente profondamente religioso. Compiuti gli studi di Scienze prima a Uppsala e poi a Londra, fu nominato assessore al Collegio reale delle miniere, ottenendo altresì i titoli nobiliari (fu in quell'occasione che cambiò il suo cognome originario Swedberg in S.). L'impostazione meccanicista, evidente nei suoi primi lavori (Principia rerum naturalium e Prodromus philosophiae ratiocinantis, entrambi del 1734), fu presto abbandonata sotto l'influenza dei teosofi rinascimentali; in questo modo, S. finì per abbracciare una posizione organicista, per la quale doveva esistere una continuità tra sensibile e sovrasensibile. Così, nell'Oeconomia regni animalis (1740-41, 3 volumi), egli teorizzò un evoluzionismo di tipo emanatistico, in cui un fluidum spirituosum veniva a costituire il principio fondamentale cui anche l'anima individuale finiva per attingere. Sulla stessa linea si muove l'opera Clavis hyerogliphica arcanorum naturalium et spiritualium per viam repraesentationum et correspondentiarum (1748), in cui S. presentò la dottrina delle corrispondenze, secondo la quale sussiste un'analogia costante tra le forme dell'Essere nella sfera divina, in quella intellettuale e in quella fisica. Sebbene gli slanci metafisici nell'immediato non sottraessero S. dai suoi lavori di scienziato (del 1744 sono i primi due libri del Regnum animale, dell'anno successivo è il terzo), col tempo essi finirono per assorbirlo quasi del tutto, finché due visioni di Cristo non lo condussero a una serie di scelte drastiche, quali quelle di abbandonare l'ufficio di assessore e di dedicarsi a una vita ascetica. A quegli anni risale l'opera religiosa-poetica De cultu et amore Dei, iniziata nel 1744 e rimasta incompiuta, nonché l'elaborazione della sua teosofia: esposta dapprima in Arcana coelestia (i primi cinque libri tra il 1747 e il 1758, l'ultimo postumo nel 1796), quindi nel De coelo et inferno (1758), infine nel Vera christiana religio (1771), essa recupera temi neoplatonici (Dio come essenza infinita, creazione come emanazione eterna), attribuisce alla volontà umana la libertà di scegliere tra bene e male e afferma che la resurrezione riguarderà solo lo spirito e non anche il corpo (Stoccolma 1688 - Londra 1772).